Studio Visit – Sergio Mandelli

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Sergio Mandelli

VISITA ALLO STUDIO DI:

ALESSANDRO TRAINA

Innanzitutto una considerazione: non venitemi a dire che non vi sono bravi artisti. Grazie alla mia curiosità bulimica, invece, mi rendo conto esattamente del contrario: di qualità ce n’è, eccome.

Fatto sta che quando sono entrato nello studio di Alessandro Traìna, classe 1957, sono rimasto colpito dal suo lavoro. Ci ho pensato un po’ su nei giorni successivi: che cosa ho notato, in sintesi? 

Tre parole: varietà, rigore e coerenza.

Innanzitutto varietà, sia nelle opere esposte sia nei materiali utilizzati.

Le prime opere che si impongono sono sculture metalliche formate da grossi tubi lucidi legati da fasce, che sembrerebbero alludere a oggetti di design, se non fosse che si tratta di strutture sbilenche assolutamente inutilizzabili e perdipiù ingombranti. 

Poi si passa ai dipinti più recenti, realizzati su un materiale sintetico dall’aspetto ruvido, arido, refrattario ad ogni brillantezza di colore.

Si continua con delle opere a parete, anche queste metalliche, dallo sviluppo nastriforme. E poi ancora carte strappate o ondulate, calamite, telai…

Varietà, dicevamo. Ma anche rigore. Si sente che dietro a ognuna di queste opere c’è un pensiero attivo, perennemente in fase progettuale, impressione presto confermata dalla gran massa di rotoli di carta che spuntano un po’ ovunque in questo laboratorio della periferia milanese. C’è tanta matematica, tanto disegno, tanta meditazione sparsa a piene mani in questa attività, che lui afferma essere cominciata nel 1986.

Infine, la coerenza. Sì, perché, nonostante la varietà denunciata, non è che si salti di palo in frasca; vi è qualcosa che lega nel profondo tutta la produzione di Traìna, qualcosa che i critici (tutti nomi importanti) hanno voluto legare perlopiù a riflessioni sullo spazio e sul tempo.

A proposito di tempo, Sant’Agostino diceva; “Se nessuno me lo chiede, so bene cos’è; ma se dovessero chiedermelo, non saprei spiegarlo”.

Ebbene, questa celebre citazione, Traìna la usa quando gli chiedono il senso del suo lavoro: effettivamente, come si fa a spiegare il lavoro di un artista? Si possono spiegare le intenzioni, i materiali usati, l’ambito culturale di riferimento, ma tutto questo non traduce minimamente l’impressione che si riceve dalla visione di un’opera d’arte riuscita.

Quello che posso dire è che nelle opere di Traìna c’è sostanza, vero nutrimento per la testa di chi lo sa apprezzare. 

Da appassionato, il mio parere è che si tratta di un artista assolutamente da avere nella propria collezione.

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